La lunga traversata verso Nord

Le difficoltà che si incontrano nel raggiungere il nord dell’Islanda durante l’inverno, tra ghiaccio e tempeste di neve attraverso i Fiordi Orientali.

Dando uno sguardo a tutti i programmi di viaggio invernale in Islanda che le varie agenzie propongono, è molto raro trovare qualcuno che proponga la visita del nord dell’Isola nella stagione fredda. Al contrario, d’estate è una meta ultra-ricercata, in particolare i dintorni del lago Myvatn. Mi sono spesso chiesto il motivo di questo, e durante la preparazione di questo viaggio ho capito il perché.

Come molti sanno, l’Islanda ha una sola strada che gira intorno al paese e che mette in collegamento le città principali, ovvero la celebre Hringvegur, e non è raro che questa serata venga chiusa in alcuni tratti durante l’inverno, rendendo di fatto impossibile raggiungere il nord partendo da sud-est. Le ragioni per cui la Hringvegur viene non raramente chiusa, sono di tipo climatico: il nord e l’est dell’Islanda, a differenza del Sud e dell’Ovest non sono esposti alla corrente del Golfo, pertanto le temperatura sono mediamente più fredde, e in generale il clima è decisamente peggiore. Non è raro che la zona sia attraversata da tempeste di neve, bufere di vento, grandine, che rendono di fatto le strade impraticabili per via della totale assenza di visibilità.

La questione della viabilità legata al meteo è un problema molto sentito in Islanda, del resto tutto l’anno gli abitanti del paese vivono in lotta contro gli elementi della natura, che possono assumere spesso un carattere piuttosto violento. Esiste quindi un sito internet, da consultare ogni volta che è possibile prima e durante un viaggio, che mostra in tempo reale le condizioni delle strade del paese.

Ogni strada è colorata secondo una legenda che ne descrive le condizioni: si va dal verde (strada asfaltata e pulita) al rosso (strada non percorribile) passando per diverse sfumature di strada ghiacciata, poco scivolosa, molto scivolosa, innevata con 10 cm, innevata con 20 cm, eccetera. Oltre al codice colore per le condizioni della strada, si aggiungono diversi simboli per tutte le possibili declinazioni di maltempo, che in Italiano forse non hanno nemmeno un termine corrispondente. Ancora mi chiedo qual sia la differenza tra “storm conditions”, “blizzard”, “snow showers” e “snowfall”, ma è evidente che una differenza c’è. Grazie a queste informazioni in tempo reale, chi si mette in marcia è avvisato di cosa può trovare. E dato che le condizioni delle strade cambiano incredibilmente a volte nel giro di 100 metri, bisogna considerare tutto sempre con molta attenzione, soprattutto durante l’inverno.

Ma andiamo con ordine.

La nostra giornata inizia ancora una volta con una visita a Jokulsarlòn. I fotografi tedeschi conosciuti la sera prima, ci hanno fatto notare che c’è un punto da cui si possono ammirare da vicino le foche che si riposano prima di tuffarsi nella laguna per cercare cibo.

Lo spettacolo da lontano è sensazionale: il lago parzialmente ghiacciato con le foche che riposano beatamente sullo sfonto delle crepe bluastre del Vatnajökull

Così camminiamo lungo la riva della laguna fino ad arrivare vicino a questi animali teneri e paffuti, che non sembrano minimamente intimoriti da noi, anzi, ci guardano incuriositi.

Fatto ciò, iniziamo la nostra lunga guida verso il Lago Myvatn, circa 500 km. All’altezza del Berufjordur, ci sarebbe una bella scorciatoia verso Egilsstadir, la città principale dell’est dell’Isola, ma non è praticabile a causa della neve: sono strade sterrate di montagna facilmente percorribili d’estate, ma che d’inverno vengono abbandonate al loro destino.

Alcuni panorami lungo la strada che costeggia i Fiordi Sud Orientali

Di conseguenza costeggiamo i cosiddetti fiordi orientali lungo una strada che offre panorami sensazionali, strade a strapiombo sul mare, con scenari che posso vagamente ricordare la Norvegia del sud, e raggiungiamo dopo qualche ora Egilsstadir. E’ una grande città, e ne approfittiamo per fare provviste e carburante.

Fino a questo punto la strada non ci ha dato problemi, se si esclude un passo di montagna poco prima di Egilsstadir dove la strada era completamente ghiacciata e spazzata dal vento, che riportando la neve dai lati della strada crea quell’effetto tipico delle strade islandesi, ovvero tante righe di aria e neve orizzontali che attraversano velocemente la superficie della strada, come se fossero migliaia di capelli bianchi che incrociano il tuo cammino.

Il tratto tra Egilsstadir e Myvatn è forse il più problematico di tutta la Hringvegur. In condizioni normali sarebbe una strada stupenda, che attraversa paesaggi meravigliosi, ma durante le tempeste di vento, è come essere in mezzo al deserto durante una tempesta di sabbia.

Non si vede al di là di 30-40 metri, intorno tira un vento bestiale, sulla strada i soliti “capelli bianchi” quando va bene, e quando va male delle vere e proprie dune di neve che spuntano dalla nebbia. Davanti a noi un’indistinta distesa bianca da cui emerge ogni tanto qualche chiazza di asfalto, ma in generale l’unico modo di capire dov’è la strada sono i paletti gialli posti ai bordi della carreggiata che ne segnano i limiti.

Stando alle informazioni prese da Vegagerdin.is, al nostro passaggio siamo ancora stati fortunati, Mi riesce difficile immaginare come possa essere attraversare questa strada durante una forte nevicata, con magari 20 cm di neve fresca. Per la cronaca, poco dopo il nostro passaggio, la strada è stat chiusa al traffico.

Dopo qualche ora di guida difficoltosa in queste condizioni arriviamo finalmente nei pressi del lago Myvatn. La tempesta non accenna a diminuire, intorno a noi non si vede nulla. Prendiamo posizione nel nostro cottage rustico che vibra sotto le raffiche di vento, e ci prepariamo a una serata chiusi là dentro…e invece poco dopo cena il cielo si apre improvvisamente, e riusciamo ancora una volta a goderci l’aurora danzare sulle acque del lago più famoso d’Islanda.

L’attività non è fortissima, e l’aurora appare come un debole baffo verde verso nord, ma ad ogni modo rimaniamo increduli per il fatto di averla vista 5 giorni su 5.  Una combinazione così fortunata di meteo e attività solare è quasi impossibile nell’inverno Islandese…evidentemente la fortuna ci sorride.

E in effetti la giornata successiva ne sarebbe stata un’ulteriore dimostrazione.

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